Lo Chef

LO CHEF

-Mmm, che profumo. Chissà cosa diavolo starà preparando il mitologico chef pluristellato Jean Jack Julienne? Facile, glielo chiediamo.
Un panino al salame.
– Ecco, signori, l’arte della semplicità. Già ci pregustiamo questa rivisitazione del piatto più popolare italiano. Ci sveli Jean Jack… pendiamo dal suo mestolo.
Prendo un panino e lo taglio a metà…
– Non ci ha detto, però, che tipo di pane. Un pane speciale, supponiamo.
Rosetta della Coop. Tiro fuori dalla dispensa il salame, il porco è stato accoppato da poco, questo è importante, piglio un coltello, taglio fette sottili. Tolgo accuratamente la buccia da ogni singola fetta, o come cazzo si chiama, e le sbatto tutte dentro il panino, come detto, precedentemente tagliato. Conviene tagliarlo prima, suggerisco. Quindi appoggio la parte superiore del panino a quella inferiore.
– Fantastico. E quante fette?
Se hai fame una decina, altrimenti cinque.
– Geniale, Jean Jack. Ma lei, diciamolo, è diventato famoso per il celeberrimo “Pâtes au thon avec capres et olives”.
Vero, una intuizione che ebbi una sera a Saint Tropez. Stavo dormendo nella mia casa in Rue de la Senne, erano circa le 2.47, quando suonò il campanello di casa: eccoli lì, i miei amici Jean Rimbauld de la Ghepierre, nobile decaduto e ora idraulico e Jean Val Jean Suzette, gestore di una creperie in Rue de La Bulemme 16/5. Avevano fame, dopo una notte di bisbocce. Il frigo custodiva soltanto un tonno in scatola, un barattolo di capperi e delle olive della Borgogna. Ah, e uno stracchino scozzese. Be’, dico, vi faccio una pasta. E così sono diventato famoso.
– Che fortuna i suoi amici, eh?
Mica tanto, sono morti. I capperi erano davvero vecchi, scadevano nel 1996. Praticamente letali. Ma se usate capperi freschi… sarà una goduria dei sensi.
– Scusi e lei perché non l’ha mangiata la sua mitologica pasta?
Ho mangiato lo stracchino. Fortuna mia avevo solo 80 grammi di spaghetti numero 5.
– Voci la danno sicuro giudice di “FactorChef”, il nuovissimo programma di cantanti cuochi.
Tutto dipende dalla mia nuova creazione. E’ un piatto molto impegnativo che mi sta portando via molto tempo…
– Wow, siamo di fronte alla Storia, signore e signori. E magari lei ci regala un’anticipazione, sarebbe magnifico.
Be’, se proprio insiste. Si tratta di “Jambon et Melon”.  – Sono il testimone di una vera rivoluzione: prosciutto e melone, un accostamento davvero ardito….
Con un elemento di novità…
– Sono tutto orecchi, chef.
Il cotechino.
– Lei è un genio, devo ripetermi. Dai su, a questo punto vogliamo la ricetta.
La facciamo insieme.
– Ho la pelle d’oca.
Prendo il melone, lo taglio a fette. Ah, il Melone della Loira, naturalmente. Il prosciutto, altresì, deve essere quello di crudo di Antibes. Faccio sbollentare il melone, così, nel mentre inforno il prosciutto, dieci minuti a 250 gradi. Fatto. Servire tiepido con due fettine di cotechino. E infine….
– E infine? Oddio sto male dall’emozione…
Una spruzzata di Grand Marnier… e.. et qui lei Flames de l’enfer nous enveloppent!! E che le fiamme dell’inferno ci avvolgano……
– Oh oh, Jean Jack, sta prendendo fuoco il suo cappello….
Presto, l’estintore….
– Subito!!! Ehm. Però qui c’è scritto da usare solo dalle 9.30 alle 13 e dalle 16 alle 20… In realtà sono le 14… sorry Jean.. Peccato, or ora ha preso fuoco anche la sua giacca…

THE END

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