Il venditore di cocco

IL VENDITORE DI COCCO

“Coccoooobello, cocccoooo di mamma, cocco. Cocco fresco. Vitamineeeeee”.
Appena ti addormenti in spiaggia, stai certo come la stramaledetta morte che si materializza il cocco man. Se non dormi, lui lo sa e ti evita. A un certo punto della mattina ti vien pure voglia di spolpare quel cacchio di cocco, eh sei bello sveglio, Cristo, hai sete, ma il fenomeno non c’è mai. La brezza pomeridiana, poi, fa scendere la palpebra, ti sposti sul fianco e stai per andartene.. Quando..
“Cocccco belo, fiu fiu fiu, vitamineeee, cocco di mamma, cocco”.
Eccolo lì, so mare putana. Rimbalzi sulla branda con una leggera tachicardia addosso, d’istinto cerchi una Colt nello zaino, perché a volte sarebbe utile avercela, più utile di una protezione 30 e di un’acqua sgasata. Il maledetto sa benissimo di averti svegliato, bastarda sua sorella, poggia il secchio e ti punta: Coccccooo bello, fiu fiu fiu, vitamineeeee, cocco di mamma.
Lo affronti con la stessa baldanza con cui Custer sfidò i Lakota. Mi dai un pezzo? TANTO ORMAI MI HAI SVEGLIATO, dici. Fa lo gnorry, ovvio.
“Tre pezzi dieci euro”.
Seee nemmeno fosse il cocco spaccato a testate da Pappalado sull’Isola dei famosi, guarda. E poi quell’acqua, da quando non la cambi?
“Ci porto a spasso le rane, ahahah”.
Pure umorista sei, e che aspetti a scrivere un film per Neri Parenti?
“Lo vuoi o no ‘sto cocco”? Facciamo tre pezzi cinque euro e il mucchietto me lo lavo da solo. “Sette euro”. Sei. “Sette”. Più di sei non sgancio.
“Amen, addio bello”, Cocccco belo, cocco fresco, coccco. Fiu fiu fiu, vitamineeee”.

Quello del 106 sta tirando una pennica della madonna. Russa che lo sentono in Istria. Ed è lì che ignaro si dirige il disturbatore seriale. 
Il tizio del 106, sfiga sua, è Iliodor Kolarov, moscovita molto poco gentile e figlio di Bronislav, ex agente del Kgb.
Il cocco man si chiamava Fabio, lo hanno trovato in pineta morto, legato al celeberrimo pino Hemingway, famoso perché Ernest ci pisciò sopra nel 1954.
THE END

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